Enoturismo è organizzazione di servizi e accoglienza per quanto riguarda l’azienda vitivinicola, è curiosità ed interesse per la cultura del vino dal lato del turista
In questi giorni, gli articoli che riguardano la tendenza dell’enoturismo come ottimale per il periodo, si stanno moltiplicando a dismisura. Titoli come “enoturismo è il turismo della ripartenza” oppure “il turismo post covid? Con il calice di vino in mano” hanno ottenuto molte visualizzazioni e consensi in rete, soprattutto da parte del mondo del vino.
Non è sicuramente la prima volta che succede, poichè da quanto il turismo del vino è una realtà (poco meno di una trentina d’anni, ricordiamo che il primo Cantine Aperte si è svolto in Italia nel 1993), il trend ha effettivamente preso piede ed è cresciuto, di pari passo al numero di persone che erano interessate dal fenomeno.
Di definizioni di enoturismo ce ne sono diverse, ma forse la prima ufficiale è la seguente: turismo del vino è ‘visite ai vigneti, alle cantine, ai festival e alle fiere del vino in cui la motivazione principale è la degustazione del vino e/o conoscere le caratteristiche di una specifica regione vinicola” (Hall et al., 2000).
L’ultima parte della definizione svolge una funzione fondamentale: ci ricorda che il turismo del vino, come il turismo enogastronomico in generale, è una specifica di turismo culturale e come tale dovrebbe essere sviluppato. Non si tratta, infatti, di un’attività che riguarda solo l’azienda vitivinicola, ma coinvolge tutto il territorio.
Nel 1998, nella strategia di sviluppo del turismo del vino australiano, così veniva definito il turismo del vino: ‘visitation to wineries and wine regions to experience the unique qualities of contemporary Australian lifestyle associated with enjoyment of wine at its source – including wine and food, landscape and cultural activities“.
Qual è il rischio connesso a considerare l’enoturismo un turismo che può essere promosso da tutti e per tutti?
- Se sono un’azienda vitivinicola, devo avere una vocazione turistica, intesa come spazi (interni ed esterni), come organizzazione di servizi dedicati e personale formato;
- Se sono un fruitore, devo essere consapevole che non basta “bere il vino” per vivere un’esperienza soddisfacente.
Le due direttive, sono complementari tra loco: se come azienda (e come territorio) mi doto di un’organizzazione che mi rende un’attrazione enoturistica, sarò consapevole anche di indirizzarmi verso il segmento di clientela più corretto.
Facciamo un esempio: fino a non molti anni fa, la degustazione del vino in funzione dell’acquisto di bottiglie, veniva offerta gratuitamente dalla maggior parte delle aziende vitivinicole. Questo essenzialmente per due motivi: il primo è che l’azienda agricola non poteva vendere servizi prima della legge sull’enoturismo del 2019 (a meno che non fosse registrata come agriturismo o non avesse aperto un’attività commerciale collegata in cui fosse possibile la mescita del vino), la seconda ragione non meno importante è che la cultura del vino fino a pochi anni fa non era partcolarmente estesa e quindi il rischio connesso all’acquisto del vino era percepito del cliente come elevato. Ora che queste due condizioni non hanno più ragione di essere, la degustazione del vino è e deve essere un servizio reso al cliente dietro pagamento. Il costo è chiaramente connaturato alla qualità dell’esperienza. E qui ricadiamo nella questione di organizzazione, servizi e risorse umane.
Che ci sia una crescita della domanda da parte del turista di questa tipologia di turismo, le ultime ricerche ce lo confermano, ma è essenziale perchè ci sia crescita del comporto e soddisfazione reciproca, che le aziende vitivinicole scelgano l’enoturismo come propria missione e che ciò rientri nel loro piano di sviluppo.
Per chi vuole approfondire l’argomento dal punto di vista professionale, soprattutto per quanto riguarda i servizi offerti da parte della cantina, cercate online il nome di Craig Root oppure iniziate da questo articolo “Maximize the value of tours”
Autore - elenaroppa commenti - 0 Tags: enoturismo,turismo del vino