Vino e made in Italy sono i temi centrali della ricerca condotta dal Censis per conto del fine wine Ornellaia e illustrata a Sotheby’s Milano la scorsa settimana.

In particolare l’analisi di mercato era diretta a cogliere gli elementi insiti nel brand Italia, e quindi nel Made in Italy, che creano, all’estero, l’immaginario collettivo di oggetto del desiderio. Ma qual è l’elemento chiave sul quale fare leva nella comunicazione? L’emozione.

Ornellaia, Vendemmia d'Artista interpretata da Ernesto Neto

Ornellaia, Vendemmia d’Artista interpretata da Ernesto Neto

Potrebbe suonare banale, ma l‘economia delle emozioni è ciò che incrementa il fatturato delle aziende che sanno applicarla ai loro beni. Suscitare emozioni è ciò che fa da sempre la buona pubblicità, quella che ti lascia senza parole perché ti vende non un prodotto, ma un sogno.

Per chiarire cosa si intende per comunicare un’emozione nel vino, riporto il recente esempio del brand vitivinicolo argentino Alma Mora.

Secondo il Censis, che ha collaborato con Fondazione Altagamma alla stesura della ricerca, del made in Italy conquistano, oltre le emozioni, lo stile di vita connesso alla ricercatezza dei dettagli e i prodotti di qualità.

Le nuove generazioni andranno ad incrementare il bacino di acquirenti dell’alta qualità generando un mercato globale del lusso da oltre 1.300 miliardi l’anno (il made in Italy pesa circa il 10%). «Le opportunità di business offerte dai consumatori delle nuove generazioni devono però trovare riscontro nell’offerta, i giovani vanno intercettati e conquistati», sottolinea Giulio De Rita, ricercatore del Censis.

Coinvolgere fin da subito i giovani, ed in generale i consumatori stranieri, grazie al fascino e all’alta qualità dei prodotti Made in Italy, potrebbe portare ad un incremento di 33/34 miliardi l’anno per l’economia italiana. Dare per scontato che l’emozione si generi da sola, senza un lavoro accurato e costante da parte delle aziende, invece, sarebbe il modo per veder sfumare questo potenziale incremento.

C’è purtroppo un tasto dolente che viene messo in evidenza dalla ricerca: sono gli stessi italiani a credere poco nel loro potere di emozionare e quindi sono i peggiori promotori di se stessi. Secondo la classifica sulla reputazione Country Rep Trak l’Italia è al dodicesimo posto nel mondo, con la maggiore differenza tra l’opinione interna ed esterna del nostro Paese (ci valutiamo con un 5,7 mentre il voto degli stranieri è 7,1).

Eppure l’Italia è amatissima dai nordamericani, che sono quelli che si emozionano di più pensando e vivendo l’Italia, seguiti dai tedeschi, conquistati dalla musica e dall’arte; al terzo posto ci sono i giapponesi, i quali mostrano molte affinità con il nostro Paese. Seguono poi polacchi, cechi e slovacchi e infine i francesi.

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