Il vino e le rose hanno qualcosa in comune? Sì, sono entrambi indici dell’economia di un paese

il vino e le rose

il vino e le rose

In una recente intervista della CNBC a David Duncan, Ceo dell’impresa vinicola californiana Silver Oak, si argomentava la tesi che il vino è uno straordinario indicatore dell’economia. Se si vuole sapere qual è l’andamento economico del paese in cui viviamo, è sufficiente porsi la domanda: “Quand’è stata l’ultima volta che ho acquistato una bottiglia di vino?”. Se non ci ricordiamo quando questo è successo, probabilmente viviamo in un luogo in cui l’economia è in stagnazione.

Il consumo del vino negli Stati Uniti ha raggiunto livelli record, e l’andamento segue in maniera parallela quella che è la curva di proiezione del “consumer sentiment”: la fiducia dei consumatori è al momento ai massimi livelli, ed è quindi una situazione ottimale per la promozione e la commercializzazione del vino.

David Duncan, nell’intervista rilasciata alla CNBC, chiarisce anche che la specificità dei suoi prodotti, che si posizionano in una fascia alta del mercato, ha fatto sì che subissero meno sofferenza e contrazione delle vendite anche durante i periodi di recessione, in cui sono stati maggiormente coinvolti e travolti i vini di fascia medio-bassa, con il conseguente livellamento verso il basso. Qui il link all’articolo che riporta l’intervista, Wine-ing about the economy is the new indicator: Pro.

Il vino non è un prodotto di prima necessità, così come non lo sono i fiori. E per esempio Virgin Wines in Inghilterra vorrebbe essere quello che è Interflora nel mondo: non solo e-commerce, ma “gift giving ecommerce”. Verso la fine del 2014, Virgin Wines ha lanciato il suo servizio di spedizione del vino su richiesta in confezione regalo, con eventuale etichetta personalizzata ed integrazione di messaggi che celebrano anniversari ed occasioni speciali. Qui il link all’articolo completo, Virgin Wines wants to be Interflora of wine gifting.

Ma che cosa hanno in comune il vino e le rose, oltre a non essere beni di prima necessità? Sono portatori di un significato che va oltre il mero prodotto, il loro significato si implementa e va ad implementare le relazioni sociali, il modo in cui vengono vissuti dipende dalla cultura in cui sono inseriti, la loro commercializzazione è ancorata a momenti sociali fondamentali. (Per chi vuole approfondire le dinamiche sociologiche, può essere utile il libro “Ditelo con i fiori” del sociologo Domenico Secondulfo)

Se andiamo ad analizzare i dati delle vendite di fiori in Italia, rileviamo negli ultimi anni una diminuzione del giro di affari del 30%, con conseguente ampia crisi di tutta la filiera. Il rapporto di INEA sulle produzioni ortofrutticole, tra cui rientra la florovivaistica, così descrive l’andamento di questo comparto specifico nel 2012: “I consumatori europei di fiori e piante mostrano comportamenti differenti: nel Nord Europa i consumi sono stabili, sono in calo nei paesi colpiti gravemente dalla crisi e risultano in leggero aumento nei paesi dell’Est Europa. Il settore florovivaistico italiano sta vivendo un momento di estrema difficoltà dovuto all’incertezza economica globale dei mercati, all’aumento dei costi di produzione, alla contrazione dei consumi, alla mancata vendita e anche alle avverse condizioni climatiche che hanno caratterizzato alcuni mesi del 2012. I produttori continuano ad avere difficoltà a finanziare il rinnovamento delle specie o la normale attività produttiva; in aggiunta, si acuiscono i problemi di solvibilità dei clienti. L’impatto della crisi economica sui consumatori italiani si è fatta sentire in maniera profonda. Si osserva, inoltre, una migliore performance delle vendite presso i mercati rionali e la GDO rispetto a quanto accade presso i negozi di fiori, i chioschi o i garden center. Nonostante i problemi evidenziati, il mercato di fiori e piante made in Italy registra un saldo della bilancia commerciale attivo sostenuta dall’export.”

Questo quadro del settore dei fiori in Italia può essere utilizzato senza grosse modifiche anche per quanto riguarda il settore del vino. La promozione e la commercializzazione del vino possono trarre una lezione da tutto questo? Non potendo agire sul’indice di fiducia dei consumatori, che è un dato estremamente complesso, è possibile agire sulle modalità di promozione grazie alle leve sociali. I discorsi che oggi si fanno sempre più pressanti sulla necessità di instaurare un dialogo diretto con il consumatore, ci riportano proprio a questi temi.

Autore - elenaroppa commenti - 0 Tags: ,,,

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